Nel volume intitolato “Ex Voto nei santuari abruzzesi”, curato da P. Natale Cavatassi ed Emiliano Giancristoforo, si legge:
Il santuario abruzzese che conserva, ben catalogate, il maggior numero di tavolette dipinte è quello dedicato alla Madonna dell’Oriente, a Tagliacozzo, così chiamato non perché la sacra immagine della Vergine, dipinta ad olio su tela, sarebbe giunta in tempi iconoclasti dall’oriente, ma perché – scrive lo storico Corsignani – il sacro tempio è posto sul colle Aurunzo “in faccia all’Oriente, e che da questo così s’incominciasse, e tuttavia così ora si chiama… tale effigie, da noi visitata nel mese di luglio del 1730, sta ora collocata nell’Altare maggiore con quattro colonnne e con altri abbellimenti; ed intorno alle Sacre Pareti si veggono pendenti più Tabellette (che Voti volgarmente si dicono) in segno delle grazie che per mezzo suo da Dio han ricevuto i Fedeli”. Il Corsignani non parla dell’origine del culto della sacra immagine, anche se dà notizie di un romito (eremita) che custodiva il tempietto e il “vago Palazzotto con comode stanze” annesso, che faceva girare tra i Marsi e a Roma gli “esemplari in istampa della sagra sua immagine per contrassegno della gran venerazione e culto in che si tiene”. Il dipinto su legno della “Virgo Orientalis” in trono, con alla sua destra il bambino con il “rotolo”, simbolo di potere e magistero, ricorre anche nelle 128 pitture votive rimaste che abbracciano circa tre secoli, lodevolmente repertate e sistemate in un museo allestito in alcuni locali sottostanti al convento dal francescano P. Tommaso Casale, che ha messo a disposizione dei visitatori un lungo dattiloscritto con notizie e descrizioni. La più antica di queste tabelle è del 1671 e in maniera semplice ed efficace rappresenta una nobildonna a letto che implora la guaricgione. Ce ne sono poi con tutti i salvataggi possibili nel corso degli anni, dal colera, dal cavallo imbizzarrito, dal rischio di annegamento, dalle frane, dalle risse, dalle malattie, fino all’ultima tavoletta, dipinta nel 1955, in cui un contadino di Tagliacozzo “viene estratto vivo e solo con qualche ferita dal trattore ribaltato”. Molte di esse portano la firma di alcuni artiiani della zona che le eseguivano: Luigi Giannantoni, Tommaso D’Alessandro, Nicola Corsibono, Giuseppe e Raffaele Baiocco ecc..
In alcune, le didascalie sono estremamente esplicative delle situazioni; nella didascalia di una pittura del 1816 offerta da alcuni scampati ad una tempesta del Fucino, raffigurante un grosso barcone con una decina di musicisti e tre membri dell’equipaggio, mentre tocca la sponda del lago sconvolto da onde alte e minacciose, con la madonna dell’oriente che sovrasta la scena, c’è la scritta , con PGR: “Il concerto musicale di Tagliacozzo recavasi per barca sul lago del fucino ad una festa di Trasacco. Nell’alto delle acque si suscitò la tempesta e tutti vedevano imminente la morte, fecero appello alla Madre di Oriente e appena terminate le litanie si abbonacciarono le onde e sicuri poterono scendere a riva”.