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Popolana di Gioia dei Marsi


Autore:
Emma Calderini

Anno:
1935

Tratto da:
Il costume popolare in Italia 

Nata a Ravenna, pubblicista, dal 1920 iniziò a collaborare ad alcuni periodici femminili come «Lidel», «Moda» e «Grazia», specializzandosi in storia dell’abbigliamento e facendosi notare come disegnatrice di moda. Nel 1922 si trasferì a Milano, dove proseguì la sua attività giornalistica per le redazioni di «Alba», «Domenica del Corriere» e lo «Ambrosiano». Le prime prove come costumista risalgono al 1928, quando partecipò alla messa in scena dell’Alcesti di Euripide al teatro Greco di Agrigento, e di due tragedie di Ettore Romagnoli: Il Mistero di Persefone e Il carro di Dioniso, al Licinium di Erba. La lettura essenziale del mondo classico restituita dai costumi della Calderini piacque alla ballerina Jia Ruskaja, che le commissionò i bozzetti per i suoi spettacoli imponendola come una delle artiste più attuali del teatro italiano, accanto a Bruno Munari, Luigi Veronesi, Maria Signorelli e a Titina Rota, accomunati, secondo Prampolini, dalla capacità di dare una fisionomia caratteristica ai loro modelli costruiti, ai bozzetti colorati, alle loro maschere e costumi originalissimi.

Studiosa attenta del costume popolare italiano, di notevole cultura e particolarmente sensibile alla evoluzione del gusto teatrale, la Calderini lavorò negli anni successivi a tutti i generi di spettacolo: dall’opera alla rivista teatrale, dalla tragedia alla commedia brillante, portando il contributo di figurini funzionali, in carattere con l’atmosfera dell’allestimento e con la cornice storica del testo. Nel 1930 firmò i costumi per Le furie di Arlecchino di Adriano Lualdi e dei Dispettosi amanti di Attilio Parelli; nel 1932 la regia della Vedova scaltra, rappresentata al teatro Valle di Roma e, l’anno successivo, ancora i costumi, per gli spettacoli di balletto di Maria Gambarelli. Nel 1934 pubblicò Il costume popolare in Italia, Sperling e Kupfer ed. Milano: una raccolta di bozzetti dell’abbigliamento regionale che testimonia l’attività di ricerca dell’autrice e l’attitudine, evidente per altro anche nelle sue realizzazioni per il teatro, a preferire una utilizzazione intelligente di materiale storico a proposte originali o innovative. Questa pubblicazione le valse nel 1935 l’incarico di riordinare il Museo etnografico italiano di villa d’Este a Tivoli e la possibilità di esporre alcuni dei suoi figurini alla Mostra internazionale di scenografia teatrale che ebbe luogo nel 1936 presso la VI Triennale di Milano.

Fonti:
Palazzo Chiazzese – Casa Museo del Costume Teatrale
Italian Folk Art Federation of America