fbpx

Trasacco


Autore:
Edward Lear

Anno:
1844

Collocazione:
The British Antique Dealers’ Association

Quando Edward Lear e Charles Knight arrivano a Trasacco è la sera del 28 luglio del 1843. L’estate è calda e afosa, ci si prepara alla mietitura. I due viaggiatori hanno trascorso una giornata molto intensa, tra passeggiate sulla riva del Lago ed escursioni nel tratto che collega i Cunicoli di Claudio al paese di Luco dei Marsi. Il disegno della Torre Febonio di Trasacco, con il panorama del Lago Fucino e del Monte Velino, porta la data del 1844, quindi realizzato in un momento successivo alla visita di Lear e Knight documentata nelle Escursioni illustrate. Fu lo stesso Lear a trasporre il disegno sul legno per consegnarlo all’incisore Josiah Wood Whymper, così da poterlo rendere stampabile sul suo libro di viaggio.

Trasacco, Transqua nei documenti antichi, ora un paese di settecentocinquanta abitanti (Giustiniani), non dimostra antichità di origini, oltre al fatto di essere stata edificata sul sito del palazzo di Claudio, dove in seguito abitò anche Traiano. Sulle rovine di quel palazzo, come si racconta, San Rufino fece costruire la chiesa che ora però è dedicata in suo onore; egli fu il primo vescovo dei Marsi, verso il 237, e subì il martirio sotto l’imperatore Massimiano (Mezzadri, Mem. p. 19) assieme a San Cesidio, le cui reliquie attualmente sono oggetto di grande venerazione per i Marsi. Quale che possa essere stata la condizione di Trasacco nell’antichità, essa ora è in stato di abbandono; tuttavia la chiesa e numerosi pezzi di architettura gotica attorno al paese sono degni di attenzione, e mi dolgo di non avergliene dedicata.

In cerca di una Locanda, siamo stati indirizzati alla più importante famiglia del paese, quella di De’ Gasparis, che ivi risiede da secoli; siamo andati alla sua casa e abbiamo chiesto senza reticenze aiuto per noi e per i cavalli: c’è stato accordato con piacere, nonostante fossimo stranieri, e senza lettera di presentazione; don Serafino (negli stati napoletani ognuno viene chiamato don, secondo un costume che risale agli spagnoli) ha fatto gli onori di casa e ci ha offerto un piccolo ma decoroso alloggio molto amichevolmente. Dopo una conversazione, noiosa perché avevamo fame, con i giovani figli del nostro ospite, principalmente sulla caccia ecc., con molte scuse perché era giorno di digiuno, siamo stati condotti in un’altra stanza, dove sulla tavola era già pronto il pasto.

Il De’ Gasparis padre non si è fatto vedere, ma i suoi figli lo hanno rappresentato; a dire il vero, l’ospitalità di questa degna famiglia era piuttosto opprimente, perché quel pranzo non aveva fine e facevano riempire continuamente i nostri piatti tanto che temevamo un colpo al cuore per il troppo mangiare. Non siamo stati capaci di rifiutare i macaroni, parola usata negli Abruzzi per indicare lunghi fili di pasta di grano, in estate solitamente conditi con Pomi d’oro; fin dai giorni di San Beniamino non si vedevano in giro che preparativi di quei maccheroni, che ci hanno fatto tanto soffrire. «Bisogna mangiare!»; «è un piatto nazionale!» esclamavano i sei fratelli, se non mangiavamo tutti quelli che ci venivano serviti. Noi dicevamo: «Non possiamo più»; e loro: «Mangiate! mangiate! sempre mangiate!».

Frutta e un eccellente caffè hanno concluso il nostro pranzo e ci hanno sollevati dal timore provato al sentirci dire in continuazione «mangiate»; K. (Charles Knight) e io siamo usciti fuori ad osservare il paese, nonostante i nostri amici ci esortassero premurosamente a non esporci al sole. In verità il troppo caldo impediva ogni fatica e abbiamo camminato poco a causa di esso, ma rocce scoscese e acque profonde hanno posto fine alla nostra esplorazione; potevamo solo stare a guardare il lago grigio perché molte nuvole s’innalzavano ad ovest, e ci trovavamo sul limite di un approdo fatto di ciottoli bianchi e arroventati sul cui bordo stavano numerose rane verdi e immobili, che con un tonfo sono saltate nell’acqua all’avvicinarsi del nostro calpestio disturbatore. Al nostro ritorno in paese, don Serafino, arciprete della chiesa di San Cesidio, si è meravigliato di ciò che avevamo osato fare e dopo ci ha mostrato alcune finestre gotiche e altre cose, a cui ho accennato prima.

Quello che a Trasacco mi è piaciuto di più è stata una vecchia torre, dalla strana forma, quadrata alla base, rotonda nella parte superiore, che dominava in lungo e in largo sul lago, con il Velino dietro di sé in lontananza.

Edward Lear – Illustrated Excursions in Italy, Volume 1 (Escursioni illustrate in Italia)