Capetièmpe – Capodanni in Abruzzo
Autore:
Vittorio Monaco
a cura di Antonio Di Fonso
Anno:
2019 (prima uscita 2003)
Casa Editrice:
Textus Edizioni
Il 13 giugno 1876, dando alle stampe il primo volume degli Usi abruzzesi, Antonio De Nino scriveva: “Molti usi popolari che cominciano a parere strani alla generalità, perché generalmente scomparsi e rimasti nei piccoli paesi e nelle città isolate, servono ora quali anello di congiunzione tra la civiltà antica e la moderna”. Ad oltre un secolo di distanza, gli usi che allora cominciavano a parere strani si sono estinti e l’anello di congiunzione tra tradizione e modernità si è spezzato. Restano scarsi e sparsi frammenti sopravvissuti alla perdita di significato, schegge di un mondo che ha cessato di vivere e di appartenerci.
Il libro di Vittorio Monaco è una ricerca orientata verso il recupero di frammenti e tracce degli antichi usi del folclore abruzzese legati alla morte e alla rinascita. Ed è proprio dalla concezione del tempo che l’autore inizia il suo viaggio, facendo l’importante confronto tra l’odierna percezione lineare del tempo “un flusso continuo di macro e micro-eventi che accadono e si dissolvono in una linea di fuga senza ritorno,” contrapposta alla circolarità, alla ripetizione cadenzata degli eventi nella cultura della tradizione popolare: “Anche la vita dell’uomo, presa nella circolarità del tempo cosmico, si riteneva che non finisse con la morte, ma continuasse in forma diversa nell’oltretomba, per poi tornare nuovamente in circolo.” Da questa premessa si snoda l’analisi di Monaco: dalla vigilia di Ognissanti fino alla Pasqua, ogni capitolo prende in esame il dialogo tra uomo e Natura attraverso le manifestazioni rituali.
Di grande interesse è sicuramente la parte dedicata ai riti di Capetièmpe e a quelli di San Martino, molto vicini alle tradizioni del Capodanno Celtico (Samain) da cui evidentemente discendono. “Il Capotempo peligno ha la stessa matrice storico-culturale dell’Halloween americano, di cui condivide il periodo di ricorrenza, i rituali e il simbolismo: zucche, crani, candele, corna e questua.”
Per approfondire: Gotico Abruzzese – Capetiempe, Il culto dei morti in Abruzzo (LINK)