Meraviglie d’Abruzzo
Autore:
Carlo Emilio Gadda
A cura di Errico Centofanti
Anno:
2001
Casa Editrice:
GTE srl L’Aquila
Nel 1934 Carlo Emilio Gadda è in Abruzzo come inviato della Gazzetta del Popolo. Ha da poco iniziato la collaborazione con il giornale di Torino dopo aver lavorato a Città del Vaticano come ingegnere elettronico per la costruzione della centrale elettrica.
Il motivo del suo viaggio è documentato dagli studi di Errico Centofanti: A dirigere la Gazzetta del Popolo c’era Ermanno Amicucci, ingegno brillante e intellettuale di spicco tra gli opachi ranghi fascisti. Abruzzese di nascita, Amicucci proprio nella sua regione pensò di mettere subito alla prova il nuovo collaboratore, incaricandolo di seguire l’inaugurazione sul Gran Sasso d’Italia d’un insieme di spettacolari strutture turistico-sportive firmate in gran parte da un torinese di larga fama, Vittorio Bonadé Bottino, ingegnere di casa Fiat e autore, tra l’altro, del Lingotto e dei grandi alberghi a torre del Sestriere.
Gadda dunque avrebbe dovuto realizzare un reportage puntuale e dettagliato dei mirabili lavori in terra d’Abruzzo dell’ingegnere di Torino: la Funivia del Gran Sasso e l’Albergo di Campo Imperatore. Prima di arrivare nel territorio aquiliano, Gadda fa tappa ad Avezzano, dove scende dal treno proveniente da Roma e si trattiene per due giorni. Queste sono le sue impressioni al suo arrivo in città, raccontate nel testo intitolato “Un romanzo giallo nella geologia”:
Alti monti, con disegno e nomi d’una gravità chiara ed antica, circonvennero me transpadano dagli orecchi pieni di pizzi, corni e bocchette. Andavo, prigione muto, dentro le mura de’ Marsi, che serrano fra spalti di duemila metri il pianalto fucense: Monte Bove, il Greco, il Sirente, il Velino. Contro le radenti luci della sera, la groppa nevosa e lontana della Maiella. Avezzano non aprì al mio sgomento il tempio del dio bifronte, terminale e frugale: levò la rifatta ossatura della chiesa (in calcestruzzo armato, con capriate di ferro) che nessun telegramma plutonico riuscirà mai ad abbattere.
Larghe vie, nitidissime, con mattonelle d’asfalto, si diramarono dal giardino della stazione (uno zampillo, pini, vetture, cocchieri) in lieve discesa verso l’apertura del piano: nell’ultima luce, sotto i leggeri veli delle nebbie, subito lo immaginai frugifero e governato dalle opere, com’è difatti: pioppi soltanto ne fiorivano fuori, dorati, in esilità sparse, o fuggenti. I globi si accendevano: la gente usciva dalla sua giornata nell’ora tra gli uffici e la cena, a gruppi: vi erano drogherie, bars, negozî di scarpe, qualche calesse, biciclette, qualche automobile. Visi chiari e sereni. Giovani e ragazzi scherzavano e si rincorrevano, come dovunque nel mondo.
Dentro di me la mia cognizione insopportabile, quella che mi fece vivere gli anni di minuto in minuto, partecipe d’ogni dolore, d’ogni angoscia e destino: e già tutto era di nuovo a posto: ragazzi tra i piedi, continuamente: il maresciallo sorrideva bonario, conversando con due signori dal soprabito color nocciola: in un bar, dunque, presi un caffè.
Nei giorni di permanenza nella città, Gadda avrà modo di esplorare la piana del Fucino e di scoprirne dettagliatamente la storia. A guidarlo in questa esplorazione ci sarà l’ingegnere celanese Antonio Pietrantoni. Impiegato presso l’amministrazione Torlonia subito dopo il terremoto del 1915, Pietrantoni ebbe il merito di identificare i pericoli incombenti sulla bonifica idraulica del Fucino, in particolare sul rischio del crollo e di un’ostruzione nella galleria provocato da uno strato di argille. Il suo grido d’allarme, inizialmente osteggiato e volutamente ignorato, venne finalmente accolto; grazie anche all’intervento dell’Ing. Amodeo vennero eseguiti rapidamente i lavori necessari a sventare un vero e proprio disastro nella Marsica. Durante il loro incontro, Gadda esprime grande ammirazione per il racconto dell’ingegnere “Dalle sapienti parole della mia guida si esprimeva l’amore di quella terra: a lei andava, come all’origine di sua vita, ogni pensiero del figlio, legato a quelle montagne da un vincolo eterno, che nulla fortuna può sciogliere.” Oltre a descrivere il paesaggio Fucense, Gadda si immerge nella storia dell’impresa del prosciugamento analizzandone la cronologia degli eventi e definendo le vicende legate alla vita della acque del Lago “il più interessante romanzo giallo”.