Charles Gore, Henry Swinburne e un magico panorama del Lago del Fucino
© Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection. Shared under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-
ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0) licence.
Per capire meglio l’origine di questo disegno e approfondire la storia dell’autore, è necessario analizzarne i dettagli. La rappresentazione topografica del paesaggio presenta diversi elementi decisamente accentuati rispetto alla veduta reale; i nomi del Monte Velino, del borgo di Albe e di Avezzano sembrano combaciare abbastanza bene con i luoghi rappresentati, ma spostando lo sguardo verso destra, quindi nella direzione che guarda a Trasacco e Luco dei Marsi, i rilievi montuosi diventano decisamente troppo imponenti, sebbene nelle montagne più basse si possa riscontrare una verosimiglianza nel paesaggio circumlacuale.
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Nella didascalia riportata in alto, sul disegno stesso, si legge:
Lago Fucino D’après Mr Swinburne Rome 1776
Ritratto di Henry Swinburne realizzato da Richard Crosse
© Victoria and Albert Museum, London
Dopo aver lasciato Roma a cavallo, verso le cinque del mattino, i due viaggiatori, Swinburne e Gascoigne, arrivano a Carsoli quella stessa notte. Le condizioni metereologiche, man mano che si avvicinano a Tagliacozzo, si fanno sempre più dure. Il capitolo dedicato alla loro avventura marsicana si intitola: Journey to Avezzano.
Il clima di questa alta regione è estremamente rigido d’inverno; la stagione fredda dura a lungo ed è accompagnata da violente tempeste di vento e forti nevicate. Spesso il lago è completamente gelato e quest’anno la maggior parte della sua superficie era ricoperta di ghiaccio. Abbiamo potuto sperimentare la rigidità del clima, dato che una bufera di neve, tra le più violente che abbia mai affrontato in vita mia, ci ha raggiunti prima che potessimo arrivare nella città di Avezzano.
Finalmente arrivati ad Avezzano, i due viaggiatori intirizziti vengono accolti da un noto e generoso possidente locale, Ladislao Mattei (lo stesso Mattei riceverà nella sua dimora, pochi anni più tardi, un altro importante viaggiatore inglese: Sir Richard Colt Hoare). Swinburne e Gascoigne dovranno attendere nella sua abitazione che il maltempo si plachi, prima di poter esplorare i dintorni della città.
Durante la permanenza nella Marsica Swinburne realizza un disegno del Lago del Fucino, destinato ad arricchire, una volta pubblicato, il suo volume. Sfogliando la versione digitale del libro sfortunatamente non è possibile rintracciare l’illustrazione, così da poterla confrontare con il lavoro di Gore. Il volume in cui Swinburne racconta la sua esperienza nella Marsica è il secondo, pubblicato ufficialmente nel 1785, due anni dopo il primo, ma è molto probabile che Gore non dovette attendere la pubblicazione del libro per poter studiare i disegni di Swinburne.
I motivi che spingono Gore a realizzare questi disegni sono esposti in un saggio di Alexander Rosenbaum, professore specializzato negli studi su Goethe e Schiller, intitolato Charles Gore “Voyage de Sicile 1777”: partendo da un bozzetto monocromatico, Gore ha voluto restituire l’impressione del luogo attraverso i colori dell’acquerello. Non realizza una copia vera e propria, dato che il formato scelto per il suo panorama non glielo permetterebbe, ma cerca il più possibile di concentrarsi sui colori e sulla suggestione che il luogo suggerisce. Sono sette le opere che Charles Gore realizza partendo dai disegni di Swinburne, inclusa questa veduta del Lago del Fucino. Grazie al saggio di Rosenbaum è possibile ricostruire la storia di Charles Gore e il suo approccio artistico così unico.
La famiglia Gore – dettaglio – (Charles è seduto al centro)
Johan Zoffany
© Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection
Nel 1776 Charles Gore è a Roma, da poco tempo si è trasferito lì con la sua famiglia. Durante la permanenza nella Capitale, Gore prende lezioni dal celebre pittore di paesaggi Jakob Philipp Hackert, uno degli artisti più apprezzati dai viaggiatori inglesi e russi di quell’epoca, e non solo (sarà compito di un grande scrittore e amico di Hackert quello di redigerne la biografia pochi anni dopo la sua morte: Goethe).
Gore e Richard Payne Knight seguiranno Hackert in un viaggio di esplorazione della magnifica e sconosciuta Sicilia nel 1777. La meta non è scelta a caso: in quel momento storico non esistono molte rappresentazioni artisticamente corrette della regione italiana. Il fine di Hackert è quello di colmare una lacuna nel mercato dell’epoca, ben sapendo quanto sarebbero state apprezzate e ricercate le opere realizzate sull’isola, ancora poco esplorata.
Le immagini che Charles Gore realizza durante il viaggio sono moltissime, eppure non sempre il gruppo riesce a raggiungere le località desiderate per realizzare i disegni sul posto (Rosenbaum cita il caso dell’Isola di Vulcano). Per questo motivo Gore decide di basarsi, quando serve, sul lavoro di un altro artista viaggiatore, Jean-Pierre Houël, per poter completare la cronologia di tavole illustrate del suo album.
Tempio della Concordia ad Agrigento – Charles Gore
© The Trustees of the British Museum
Scrive Rosenbaum:
L’album di Gore è una straordinaria testimonianza sulla Sicilia alla fine del XVIII secolo. Per questo progetto, Gore non solo ha realizzato acquerelli di alta qualità, ma ha anche consultato i rapporti e le rappresentazioni di altri viaggiatori; incorporando modelli deliberatamente selezionati che corrispondevano al suo scopo, cercando di compensare i deficit. Questo sforzo di utilizzare fonti aggiuntive, assieme all’uso della letteratura e delle illustrazioni disponibili, caratterizza ogni rapporto di viaggio, non solo quello del periodo presentato. La cosa interessante e originale dell’album di Gore, tuttavia, è che manifesta esplicitamente questo processo di integrazione di altre prospettive. Se era piuttosto insolito per gli artisti identificare i modelli di immagini di terze parti in quanto tali, ciò non costituiva un problema per Gore: il suo status di dilettante gli consentiva di integrare le invenzioni di altri nel suo e di fare riferimento a questi modelli come una cosa normale. Gli esempi presentati hanno anche chiarito che il contatto tra i viaggiatori e il loro scambio artistico deve essere stato più intenso di quanto precedentemente ipotizzato.
Gore non ha paura di nascondere le sue fonti, né di scrivere esattamente da chi ha ripreso una veduta: questa novità è essenziale per capire anche l’origine del disegno del Lago del Fucino. L’album definitivo, con i disegni della Sicilia (155 acquerelli), contiene anche altre vedute di paesaggi italiani che non appartengono a quel viaggio. Anche se tra le fonti di Rosenbaum non è citato, non è escluso che il disegno del Fucino ispirato da Swinburne faccia parte proprio di questo album, insieme ad altri panorami di grandi laghi italiani come il Lago Maggiore e il Lago di Garda (utilizzato come immagine di apertura dell’album).
Il pubblico che avrebbe potuto godere della vista a tu per tu con i disegni di Gore era costituito da poche persone. Possiamo immaginare questi facoltosi personaggi, riuniti intorno a un tavolo illuminato dalle candele, mentre osservano la grande copertina in pelle rivestita in seta verde scuro, in attesa di lasciarsi incantare dalle meraviglie custodite all’interno e dai racconti di viaggio di Gore. Sfogliando l’album è probabile che l’atmosfera magica di questo grande lago, circondato dalle montagne, abbia emozionato e spinto altri curiosi esploratori a inserire una visita nella Marsica nelle tappe del loro Grand Tour italiano.
– Alexander Rosenbaum – Charles Gores Reisealbum “Voyage de Sicile 1777” contenuto in Zeitschrift für Kunstgeschichte 69. Bd., H. 1 (2006), pp. 17-36
– Henry Swinburne – Travels in the two Sicilies