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George Orwell e Ignazio Silone: storia di un incontro

Il 9 settembre del 1943 tutte le prime pagine dei giornali italiani annunciavano a caratteri cubitali la firma dell’armistizio. Il paese si stava avviando a vivere gli ultimi, drammatici anni della Seconda Guerra Mondiale. Se quello stesso giorno qualcuno si fosse sintonizzato sulle frequenze dell’Eastern Service della BBC, avrebbe potuto ascoltare una trasmissione introdotta dal tipico grugnito dei maiali. Poco dopo, una voce narrante avrebbe iniziato a raccontare una storia, ambientata in una fattoria del Canton Ticino. Il titolo della storia era “The Fox” (La Volpe), un adattamento per la radio di un breve testo pubblicato pochi anni prima. L’autore del racconto era uno scrittore italiano in esilio, Ignazio Silone. L’adattamento radiofonico portava la firma di Eric Blair, meglio conosciuto come George Orwell.

La richiesta di copertura per il copyright prima della messa in onda de “La Volpe” – Orwell, the lost writings

Orwell aveva iniziato a lavorare per l’Eastern Service nell’agosto del 1941. Il suo dipartimento aveva il compito di realizzare le trasmissioni che sarebbero andate in onda nelle colonie inglesi. La programmazione dell’Eastern Service India aveva l’obiettivo di mantenere la fedeltà dei nazionalisti in un contesto che stava vedendo nascere movimenti di rivendicazione come quello di “Quit India”, fondato da Gandhi nei primi anni ’40. La sezione trasmetteva anche messaggi di indiani residenti nel Regno Unito e di soldati indiani di stanza in Inghilterra. Durante quell’esperienza lo scrittore inglese ebbe modo di cimentarsi con un nuovo approccio narrativo: secondo lo studioso Tim Crook, autore del libro “George Orwell on the Radio” Orwell era un autore radiofonico che preferiva raccontare le cose con chiarezza piuttosto che giocare con la percezione cognitiva dei suoi ascoltatori. Questo metodo avrebbe influenzato molto la stesura de “La Fattoria degli Animali”, contraddistinto da una prosa asciutta, ricca di dialoghi e con personaggi immediatamente caratterizzati e riconoscibili. Eppure, solo due anni dopo il suo arrivo, Orwell decise di lasciare la BBC. Poche settimane dopo la messa in onda di “The Fox” presentò le sue dimissioni, spiegando che il suo impegno radiofonico non stava ottenendo dei riscontri apprezzabili e che avrebbe preferito concentrarsi sul suo tradizionale lavoro di scrittore e di giornalista per la carta stampata. Successivamente Orwell definì “sprecati” gli anni della BBC, lamentando un clima insostenibile e un eccessivo controllo da parte dell’emittente. 

George Orwell e T.S. Eliot negli studi della BBC – Eastern Service

Come mai Orwell scelse un racconto come “La Volpe” per realizzare un radiodramma diretto a un pubblico in Oriente? Guido Bulla, docente di Lingua e letteratura inglese e traduttore dei romanzi di Orwell, nel breve saggio “Storia di una volpe. Per un’analisi comparata fra Orwell e Silone” mette in luce tutti i punti di contatto tra i due scrittori, analizzando approfonditamente i contesti politici e culturali dell’epoca. Il palinsesto radiofonico della BBC prevedeva la presentazione delle biografie di alcuni importanti scrittori, interviste immaginarie rivolte a autori del passato e anche l’adattamento radiofonico di favole e racconti, tra cui quello di Silone. Bulla sottolinea che la programmazione mirava a mostrare con esempi concreti una “tradizione culturale preferibile a quella prospettata dai disegni dell’Asse.” Orwell conosceva e ammirava le opere di Silone, “La Volpe” era un esempio perfetto per raccontare le ombre e la minaccia dei totalitarismi.

Incisione di Clement Moreau per la versione tedesca di “Un Viaggio a Parigi” (Die Reise nach Paris) – 1936

La storia narrata ne “La Volpe” inizia nella fattoria di Daniele, in Svizzera, poco lontano dal confine con l’Italia. Daniele si sta occupando di aiutare una scrofa a partorire, con lui c’è Agostino, un giovane muratore italiano trasferitosi nel Canton Ticino da pochi anni. Mentre i due sono impegnati con i maiali irrompe la figlia di Daniele, Silvia, dicendo che c’è una persona che vuole parlare con suo padre. Daniele le dice di tornare più tardi, nel frattempo si accerta che i piccoli maialini siano al sicuro vicino alla madre. Ci sono molte volpi in quella zona e per chi possiede una fattoria rappresentano una vera minaccia. Silvia riesce finalmente a richiamare l’attenzione del padre, la persona che vuole parlare con lui è Caterina, una sarta del luogo. Le è appena accaduto un fatto insolito: ha ricevuto da un gentiluomo italiano la proposta di diventare una spia fascista. Daniele, antifascista sotto copertura, dichiara di non volerne sapere nulla di questa storia e suggerisce a Caterina di parlarne con Agostino, il suo fidato collaboratore. Pochi giorni dopo Agostino arriva nella fattoria annunciando che c’è una volpe che ha appena fatto una strage in un pollaio nei dintorni, per cui si rende necessario installare una trappola anche nella fattoria di Daniele. Ma non è l’unica notizia che porta Agostino: ci sono sviluppi importanti sulla cattura di un’altra volpe, la spia fascista che è andata a parlare con Caterina. Agostino ha già pronto un piano per catturare questa persona. Una notte, assieme ad altri due uomini, Agostino prepara l’agguato alla spia, attirandola presso una località distante dalla loro città con una scusa e picchiandola selvaggiamente. La sera dell’aggressione Daniele viene a sapere che vicino la fattoria c’è stato un incidente d’auto e che un signore, gravemente ferito, ha trovato ricovero da loro. L’uomo è un ingegnere italiano di nome Umberto Stella, Daniele e Silvia se ne prendono cura, ma poco dopo Caterina, vedendolo, si accorge che si tratta del fascista. Daniele è molto scosso da questa informazione, ma non ha intenzione di consegnare la spia ad Agostino. L’amico, contrariato da questa scelta, gli urla contro:
“Ma non capisci che non possiamo avere degli scrupoli quando combattiamo contro i Fascisti? Loro non hanno scrupoli!”
“Lo so, è per questo che io non sono un fascista.”
Nei giorni seguenti le condizioni della spia migliorano velocemente. Dopo aver riconosciuto un ritratto di Matteotti  in casa e aver chiesto informazioni alle figlie riguardo il credo politico della loro famiglia, il falso ingegnere Stella si intrufola nella stanza di Daniele, ruba dei documenti importanti sulle attività degli antifascisti in Svizzera e scappa dalla fattoria. Poco tempo dopo si viene a sapere che alcuni militanti antifascisti sono stati arrestati: la loro copertura è saltata proprio a causa delle carte trafugate dalla spia. Tra le persone arrestate c’è anche Agostino, l’amico di Daniele. La storia si conclude con un’altra trappola che si chiude, questa volta attorno alla zampa di una volpe, finalmente catturata e brutalmente massacrata da Daniele. 

La prima edizione tedesca di “Un Viaggio a Parigi” (Die Reise nach Paris) – 1936

La prima versione del racconto venne pubblicata in tedesco nel 1934 in una raccolta dal titolo “Un viaggio a Parigi” (Die Reise nach Paris), mentre nel 1937 la pubblicazione in inglese trovò spazio sul periodico “New Writing”. In Italia la raccolta venne pubblicata solo nel 1993 dalla Fondazione Ignazio Silone. Nel 1959 lo scrittore di Pescina decise di sviluppare ed estendere “La Volpe”, proponendolo dopo alcune modifiche al suo editore (Mondadori),  ma non venne accettato. Solo dopo ulteriori lavori di stesura e l’aggiunta di due capitoli, il racconto maturò in un romanzo vero e proprio, uscendo con il titolo “La Volpe e le Camelie” nel 1960. 

Mettendo a confronto i lavori dei due scrittori, alcuni critici hanno fatto emergere una possibile influenza del racconto di Silone nella preparazione de “La Fattoria degli Animali” di Orwell. Il romanzo è ambientato nella fattoria di Mr. Jones, dove, una sera, i suoi animali decidono di cacciare il padrone e di prendere il comando della proprietà. Dopo la conquista del potere, la situazione di apparente democraticità tra gli animali inizia a degenerare presto, portando a galla le dinamiche tipiche di una dittatura.

Sul New York Times del 20 settembre 1985, in occasione della pubblicazione del libro “George Orwell – The Lost Writings”, il giornalista Walter Goodman scrive che l’autore della raccolta, William J. West, ha voluto identificare in “La Volpe” “l’ispirazione diretta” per “La Fattoria degli animali”. Ma su questa osservazione così netta non ci sono fonti che possano dare supporto a West. Molto più concreta l’analisi di Michael Shelden, biografo ufficiale di Orwell, che definisce “La Volpe” un racconto “eccellente” scrivendo che nell’adattamento compare “un accenno al futuro lavoro in “La Fattoria degli Animali”. Il romanzo di Orwell venne pubblicato nell’agosto del 1945, pochi mesi dopo i due scrittori ebbero modo di conoscersi di persona.

Darina Laracy (moglie di Silone), Pietro Nenni e Ignazio Silone al loro arrivo in Victoria Station – Londra, 16 gennaio 1946.

Nel gennaio del 1946 Ignazio Silone è a Londra insieme a sua moglie, Darina Laracy, e al segretario del Partito Socialista Pietro Nenni. In vista dei Trattati di Pace organizzati per l’anno seguente a Parigi, Nenni e Silone hanno accolto l’invito dal Labour Party, vincitore delle elezioni del 1945, a discutere dei futuri scenari politici dei loro partiti in Europa. Ampiamente documentata dai giornali dell’epoca, la trattativa non portò i risultati sperati:

Nenni si impegnò a fondo per la ricostituzione di una Internazionale che avrebbe dovuto comprendere sia i socialisti che i comunisti.  A far ciò lo induceva la convinzione che l’Internazionale avrebbe potuto giovare non solo agli interessi delle classi lavoratrici di tutto il mondo, ma anche all’interesse generale dell’Italia in vista dell’elaborazione dei trattati di pace.

Su questo punto tuttavia le aspettative di Nenni andarono ben presto deluse. Non solo i laburisti inglesi non modificarono sostanzialmente la politica dei loro predecessori nei confronti dell’Italia vinta; era anche l’internazionalismo dei socialisti europei, su cui Nenni aveva contato, ad essere difficile da resuscitare.

 

Alfredo CanaveroPietro Nenni, i socialisti italiani e l’Internazionale socialista tra Est ed Ovest dopo la Seconda Guerra mondiale

Durante quei giorni Silone ebbe modo di incontrare diversi scrittori inglesi: tra questi c’era anche George Orwell. Fu lui stesso a documentare alcuni momenti delle loro conversazioni. In una lettera all’antropologo Geoffrey Gorer, datata 22 gennaio 1946, si legge:

Ieri ho portato Silone e sua moglie fuori a cena. Sarebbero rimasti qui solo per pochi giorni ed erano stupiti dal cibo, tutti gli inglesi incontrati a Roma gli avevano riferito che qui stavamo morendo di fame.

Silone è colpito dallo spirito di solidarietà degli inglesi e a Orwell riferisce di essere piacevolmente sorpreso dalla pulizia e dall’avanzamento della ricostruzione nella capitale.

I Silone mi hanno detto che per la pulizia e lo stato della ricostruzione Londra è un sogno rispetto a Roma. Hanno detto che a Roma si può trovare qualsiasi cosa se si hanno abbastanza soldi, ma un soprabito, per esempio, costa l’equivalente di 120 sterline.

Il 7 febbraio 1946, in una lettera allo scrittore statunitense Dwight MacDonald, Orwell parla di una conversazione avuta con Silone. La discussione verte sulla costruzione di un fronte popolare e sulle posizioni di Silone circa la fusione del partito socialista con quello comunista, dichiarandosi assolutamente contrario. Tra di loro comunicano in francese e cercano, nonostante il chiasso del ristorante in cui si trovano, di discutere riguardo una dichiarazione di Silone pubblicata in un articolo dell’Avanti! pochi mesi prima. 

Ignazio Silone a un ricevimento con Gwenda David e suo marito, Eric Mosbacher, traduttori de “La Volpe” (The Fox)

In Inghilterra la fama dello scrittore abruzzese negli anni ‘30 si diffuse grazie alla presenza di “Fontamara” nel catalogo della Penguin Books, la prima casa editrice a inventare la formula dei libri tascabili, disponibili a un prezzo accessibile e facilmente reperibili anche fuori dalle librerie. Il romanzo di Silone comparve nel catalogo nel 1938, tre anni dopo la nascita della casa editrice. Orwell scriverà:

Silone è certamente tra i più interessanti scrittori emersi negli ultimi cinque anni. Il suo “Fontamara” è uno dei titoli più brillanti della Penguin Library.1Nel 1942 “Fontamara” conobbe un’enorme diffusione in Inghilterra con l’inserimento del libro nel Penguin Forces Book Club, ovvero una selezione pensata per raggiungere le truppe impegnate al fronte. Successivamente, nel 1943, tra i libri destinati ai prigionieri di guerra. Al costo di 3 pound all’anno avrebbero potuto ricevere una selezione mensile di 10 libri con gli autori presenti nel catalogo.  

Queste parole ci fanno capire ancora di più l’importanza dell’incontro con Silone. Secondo Orwell solo gli scrittori che avevano vissuto in prima persona l’esperienza del totalitarismo riuscivano a trattare l’argomento in modo significativo, senza l’uso di retorica propagandistica. In una recensione del 1939 dedicata un altro libro di Silone, “La scuola dei dittatori”, Orwell sottolinea che l’opera letteraria inglese su questo tema non ha prodotto nulla di significativo, nulla che possa arrivare ai livelli di “Fontamara” o del “Buio a mezzanotte”.  

La figura di Silone, “uomo onesto e rivoluzionario”, accompagnò i pensieri di Orwell fino alla fine dei suoi giorni.
Il 25 aprile del 1949, mentre era ricoverato nell’ospedale di Cranham, scrisse una lettera a Sir Richard Rees, amico di lunga data ed esecutore letterario:

La mia salute ha risentito di alti e bassi, ma nel complesso sto un po’ meglio, credo. Ancora non riesco a fare dei piani, ma se per l’inverno mi sentirò pronto ho pensato che non sarebbe una cattiva idea andarmene da qualche parte all’estero, e Orlando (non so se lo conosci, scrive per l’Observer qualche volta) ha suggerito Capri come un buon posto dove fermarsi. Si prospettano buon cibo, vino e Silone, che è un mio amico e vive lì, sarebbe senza dubbio in grado di trovare un posto per farmi restare.

Vale la pena farci un pensiero.

In queste poche righe si legge la volontà di Orwell di trovare rifugio in un posto caldo, in compagnia di una persona stimata con cui condivide una forte intesa intellettuale, sebbene abbia avuto modo di incontrarlo per pochi giorni qualche anno prima. Questo desiderio in qualche modo sembra lenire le sofferenze causate dalla tubercolosi, accentuata da un periodo di intenso lavoro per il romanzo che a distanza di qualche settimana da questa lettera avrebbe visto la luce: 1984. 

George Orwell morirà il 21 gennaio 1950, appena sei mesi dopo l’uscita del libro.

 

Alessio De Stefano