Il Castello di Balsorano nei disegni di Sir Richard Colt Hoare
Tra il mese di aprile e quello di maggio del 1791, l’archeologo Sir Richard Colt Hoare raccoglie le sue impressioni di viaggio in un diario attraverso l’Abruzzo. Uno dei paesaggi che lo colpisce di più è quello della Valle Roveto.
“No 31. Veduta in Abruzzo, Maggio. 1791. . Richard Colt Hoare” © Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection
“Abbiamo pranzato a Balsorano, il primo paese dell’Abruzzo, che appartiene alla famiglia Piccolomini; siamo stati gentilmente ricevuti nella casa di Don Clemente Tuzi. Il vecchio castello baronale, posto nella parte più alta di una collina rocciosa, e che da lì domina il paese, è stato arredato ed è abitato dalla baronessa Piccolomini. Il fiume Liri scorre attraverso la valle, alla distanza di circa mezzo miglio. Le montagne sono alte e boscose e alcune sono ancora coperte di neve; le querce sono numerose e molto più grandi di quelle che comunemente si vedono in Italia. Verso il nord, la veduta lungo la valle è ricca ed estesa e il panorama oltremodo piacevole. Il tutto, castello, paese e il resto, forma un quadro perfetto e mi ha fornito le migliori occasioni per i numerosi schizzi che io abbia mai disegnati in queste province lontane e poco frequentate.”
Sir Richard Colt Hoare – venerdì 6 maggio 1791
da I miei diari di viaggio attraverso l’Abruzzo – Traduzione dall’inglese di Ilio Di Iorio – Adelmo Polla Editore
Tra i paesi che Hoare visiterà, prima di arrivare sulle sponde del Lago del Fucino, ci saranno San Vincenzo, San Giovanni, Morrea, Civita d’Antino, Civitella Roveto e infine Pescocanale e Capistrello. Nella collezione dello Yale Center for British Art sono conservati numerosi disegni del giovane archeologo, tra cui questi tre acquerelli del Castello Piccolomini di Balsorano, fondamentali per capire l’antica architettura del borgo.
“No 30. Castello di Balsorano in Abruzzo, Maggio. 1791. . Richard Colt Hoare” © Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection
Grazie a questo disegno è possibile individuare il campanile della “Chiesa Vecchia” di Balsorano. L’estratto che segue è tratto da uno studio realizzato da Alessandra Tanzilli e Elisa Antonini dal titolo Frustula de Valle Sorana. Nuove ricerche su Balsorano (AQ)
Il primo edificio sacro, a cui seguirono dopo la sua distruzione due successivi impianti eretti in luoghi distanti, secondo la tradizione era situato nell’area immediatamente sottostante il castello; un’informazione di carattere topografico è desumibile dalla citata circostanza secondo cui nel 1663 il vescovo e il suo seguito di chierici e notabili per raggiungere la chiesa devono smontare dalla carrozza, proseguire a piedi, superare una porta delle mura e salire per un viottolo impervio e scosceso. Comunque la chiesa doveva essere interna alla cerchia muraria e nelle immediate vicinanze del castello, giacché il maniero fu raggiunto velocemente dal prelato che vi pernottò al termine delle funzioni. Ciò troverà conferma in alcune indicazioni rilevabili da documenti successivi, quando ancora non si era persa memoria del primitivo sacello; in una richiesta del 1825 di fondi necessari per la ricostruzione della seconda struttura, si ricorda che la chiesa originaria era posta su un pendio adiacente alla vetta del colle; in una visita pastorale del 1874 si annotava che la nuova costruzione si era resa necessaria «dopo il crollamento della Chiesa che s’innalzava sotto una collina contigua al Castello, detta Chiesa Vecchia» , mentre in una relazione stilata dal Genio Civile di Avezzano nel 1877 si puntualizzava che sotto il castello «nel versante nord esisteva una chiesuola di epoca di costruzione pare certo a quella del castello», non lontana da porta Palomba e Vico delle rocce. Sono determinanti nell’identificazione del sito le fonti iconografiche che rappresentano la chiesa sotto il castello: nella mappa redatta nel 1659 da Orazio Torriani si riporta la chiesa – che in effetti appare orientata est/ovest così come annotato nella visita pastorale del 1609 – nei pressi della torre occidentale del castello ; in una veduta di Sir Richard Colt Hoare realizzata nel 1791 svetta alto il campanile di una chiesa immediatamente sottostante il fortilizio.
“No 29. Castello di Balsorano e Valle Roveto, Maggio. 1791. . Richard Colt Hoare” © Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection
Nell’introduzione alla traduzione italiana dei diari di viaggio si legge:
Sir Richard Colt Hoare non è forse noto come Lear, Keppel Craven e altri scrittori che hanno visitato l’Italia. Infatti è più conosciuto come storico archeologo che come scrittore. Il suo contributo alla storia docuemtantata sulle varie regioni dell’Inghilterra, e in particolare sulla contea di Wiltshire, è stato notevole e ha anche notevolmente arricchito la nostra conoscenza sugli scavi di Stonehenge e altri scavi archeologici. La sua sfortuna ha dato luce alla nostra fortuna: dopo aver perso la moglie nel 1785 decise di viaggiare per trovare sollievo al suo dolore, e negli anni successivi visitò gran parte dell’Europa. L’Italia sembra averlo impressionato in particolar modo: preparò e illustrò una collezione di libri sulla storia e la topografia d’Italia e ne fece omaggio al British Museum nel 1825. Più tardi (dopo numerosi diari da lui stesso riccamente illustrati) pubblicò nel 1819 il Viaggio classico attraverso l’Italia.
Dilys Soria – Bibliotecaria del British Council di Roma
Una foto del Castello di Balsorano prima del terremoto del 1915
©Pro Loco Balsorano Vecchio