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Il Trittico di Alba Fucens nelle celebrazioni del Lunedì in Albis

Dal periodo medievale fino ai giorni nostri, ogni anno, in occasione del Lunedì in Albis, la comunità albense si riunisce per celebrare un’importante cerimonia: la Festa delle SS. ReliquieLa festa vive un momento di anticipazione durante il giorno delle Piccole Reliquie, celebrato a Santo Stefano (26 dicembre), in cui vengono estratti i nomi dei “festaroli” che si occuperanno di portare avanti la festa delle Grandi Reliquie nel Lunedì in Albis.

Trittico di Alba Fucens, nonostante le diverse datazioni proposte dalla critica e oscillanti tra il XII  secolo e la metà del Trecento, è molto probabile che esso risalga agli anni `70 del  Duecento.

Questa liturgia è legata all’esposizione di alcuni preziosi arredi sacri che, secondo la tradizione, vennero donati dalla regina Giovanna I d’Angiò (all’epoca sorella della contessa di Alba Fucens) e che costituiscono il cosiddetto “Tesoro di Alba Fucens”; tra di essi spicca per pregio il Trittico, un particolare manufatto di straordinario valore artistico che si compone di tre pezzi distinti, intagliati e rivestiti da preziosi materiali sulla totalità della superficie.

Tale donazione potrebbe collocarsi negli anni ‘40 del Trecento, prima del  trasferimento della sovrana in Provenza avvenuto nel 1347, o dopo il suo ritorno a Napoli nel 1352. 

Il prezioso manufatto, che compendia nella sua decorazione pittura, scultura, oreficeria e miniatura, era verosimilmente esposto sull’altare principale all’interno della magnifica chiesa di San Pietro in Albe, ma pronto per essere trasportato all’esterno in particolari circostanze liturgiche.

Nel 1574 il Trittico venne trasferito presso la Chiesa Collegiata di San Nicola, in seguito distrutta dal sisma del 1915, situata nel nuovo borgo di Albe, ricostruito più a valle nell’antica zona romana abbandonata per secoli. Il nuovo borgo ha rappresentato un continuum dell’antica città romana, ponendosi in un certo senso in diretta continuità con essa.

Il Trittico, opera d’arte unica nel suo genere, in quanto appartenente alla speciale categoria degli oggetti lavorati con miniature sotto cristallo di rocca, è un trionfo indescrivibile di colori e luccichii senza pari. 

Le miniature sotto cristallo, poste a decorare pezzi di oreficeria, si diffusero a  Venezia tra la seconda metà del Duecento e la prima del Trecento. Il cristallo, oltre  a proteggere le miniature, conferiva loro una lucentezza tale da poterle paragonare a veri e propri smalti. Proprio questi ultimi, infatti, assieme a un gran numero di  reliquie, erano giunti in laguna dopo la conquista di Costantinopoli nel 1204 da  parte dei crociati e gli artigiani veneziani iniziarono a imitarli creando una  produzione locale fortemente suggestionata dai modelli bizantini.

Ben presto la loro geniale intuizione di sostituire gli smalti con miniature realizzate su pergamena e sormontate da lastrine di cristallo, costituì il punto di partenza per l’introduzione di  una tecnica innovativa e particolarissima che divenne molto ricercata anche fuori  Venezia. 

La città marinara poteva  avvalersi di una potente flotta mercantile dedita al commercio e all’esportazione di beni di lusso, che rese le miniature sotto cristallo facilmente disponibili e pertanto molto richieste. Diventarono per le committenze ecclesiastiche e nobiliari una sorta di status symbol.  

Esterno della chiesa di San Nicola con il trittico nella teca (zoomando si intuisce che la teca è essa stessa un reliquiario, ma da approfondire) (1916)

Ogni singolo elemento del Trittico è minuziosamente lavorato e risalta da una tavolozza di cromie brillanti e vivacissime. L’opera era protagonista assoluta della solenne processione che partiva dalla Chiesa di San Nicola, percorrendo l’antica strada romana, e si muoveva in corteo con le altre opere d’arte e le reliquie verso la Chiesa di San Pietro, luogo di appartenenza originale del tesoro.

I culti legati al Lunedì in Albis mostrano significati polivalenti, e nel gesto simbolico ripetuto ogni anno di restituzione del tesoro al suo luogo d’origine svelano persino un’accezione apotropaica del rito. Ancora oggi nel Lunedì in Albis si portano in processione delle statue e le Reliquie “minori” che rimasero ad Albe dopo il sisma del 1915.

Interno della chiesa di san nicola con il trittico in una teca accanto all’altare (1885)

Gli oggetti più preziosi, infatti, vennero recuperati dalle macerie, trasferiti a Roma per essere restaurati e successivamente custoditi nelle collezioni di Palazzo Venezia, dove sembravano destinati a restare per sempre.

Dai documenti in archivio, però, risulta l’impegno che per decenni gli albensi esercitarono per ottenere la restituzione del Trittico e degli altri arredi sacri, avendo per la comunità locale un grande valore devozionale.

L’opera d’arte rientrò in Abruzzo solo dopo quarant’anni. Non è più tornata nel suo contesto originario, ma in compenso dal 1995 è conservata nel Castello Piccolomini di Celano, oggi sede del Museo di Arte Sacra, dove è custodita in una teca climatica per garantirne la perfetta conservazione.

Chiara Leonio

Storica dell’arte nata ad Avezzano e laureata in Storia e Tutela dei Beni Culturali con la tesi “La fortuna del trittico di Alba Fucens” presso l’Università degli studi di Firenze. Sta proseguendo gli studi magistrali in Storia dell’arte, specializzandosi in arti visive sempre presso l’Università di Firenze.
Bibliografia:

SPIANDORE, S. (2014). Preziose trasparenze: La miniatura veneziana sotto  cristallo di rocca (secoli XIII-XIV). Padova.  

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