La Fluidità della Luce – Aisha Sabatini Sloan
Nella raccolta di saggi “The Fluency of Light: Coming of Age in a Theater of Black and White”, Aisha Sabatini Sloan, figlia di genitori afroamericani e italoamericani (suo nonno materno era di Roccavivi, frazione di San Vincenzo Valle Roveto in provincia dell’Aquila), esamina il percorso e le influenze che hanno contribuito a formare la sua educazione, unendo frammenti visivi e testi del passato per plasmare il suo personale senso del mondo.
L’arte è sicuramente la guida di Sabatini Sloan, ed è grazie a quella che analizza concetti come l’essere neri, il jazz, la mortalità, le rivolte, lo spazio, il tempo, il sé e l’altro, senza cadere preda del mito secondo cui tutte le cose devono esistere all’interno di un sistema binario. Ricordando i suoi goffi tentativi di essere “cool” durante la sua infanzia, Sabatini Sloan evoca il personaggio teatrale di Thelonious Monk come metafora della “blackness”. Attraverso l’arte concettuale di Adrian Piper, l’autrice riesce a comprendere cosa ci sia di così silenziosamente minaccioso nelle linee nette e pulite di una galleria d’arte dove lavora come assistente. Il risultato è una riflessione avvincente su identità e rappresentazione. (fonte: aishasabatinisloan.com)
In una recensione al libro, la ricercatrice e scrittrice Sonya C. Brown, ha descritto lo stile di Sabatini Sloan, definendo la sua scrittura allusiva ed elusiva allo stesso tempo. (fonte: Glint Journal) Ad esempio, nel saggio “Il forzuto e il clown” (Roccavivi, Italia), abbiamo il racconto della visita della famiglia a casa del nonno materno. Questo suo spaccato di vita fornisce una sorprendente miscela di narrativa e ricerca:
Il mio secondo film preferito di Fellini, la strada, venne filmato, tra le varie location, a L’Aquila e in Abruzzo. Mi chiedo quanto fosse lontano dal paese di mio nonno, quando, agli inizi degli anni ’50, Fellini fece montare un cavo tra due edifici per far camminare un funambolo sospeso in aria. Immagino il suono delle risate e dello stupore mentre rimbalzava sulle pareti della vallata, facendo eco come luce danzante contro le ripide colline di Roccavecchia.
(pag.42)
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C’eravamo una volta mia nonna, mio padre, mia madre e io, scesi da un treno in una piccola città italiana. Avevamo visitato la stanzetta, una cantina in realtà, dove mio nonno viveva con tutti i suoi fratelli. I nostri cugini ci offrirono vino alle fragole. Gli ulivi ondeggiavano al vento come cenere verde. “Mio padre aveva mani dure come pietre,” ricorda mia madre, “per tutto quel lavoro.” Lo stesso valeva anche per Minicuccio, il suo migliore amico d’infanzia, che andammo a trovare durante la nostra visita. Gli scienziati non possono calcolare quanto tempo ci voglia perché il desiderio di redenzione di un padre attraversi la soglia della morte per raggiungere il cuore in attesa di un figlio. Ma quando le mani dure come rocce di quell’italiano bassetto si schiantarono contro la testa di mio padre, fu per avvicinarlo. Diede a mio padre un bacio su ciascuna guancia e lo accolse dentro.
(pag.53)
![](https://voca.arizona.edu/system/files/images/Sloan_Aisha_Sabatini_02_10_2014.jpg)
Aisha Sabatini Sloan è una scrittrice americana nata e cresciuta a Los Angeles. I suoi scritti sulla razza e sull’attualità sono spesso accompagnati dall’analisi dell’arte, del cinema e della cultura pop. Ha studiato letteratura inglese al Carleton College e ha conseguito un Master in Studi Culturali e Studio Art presso la Gallatin School of Individualized Study della New York University e un MFA in Creative Nonfiction presso l’Università dell’Arizona. La sua raccolta di saggi, “The Fluency of Light: Coming of Age in a Theatre of Black and White” è stata pubblicata dalla University of Iowa Press nel 2013.