La produzione di zafferano nella Marsica:
le testimonianze nelle fonti storiche
Muzio Febonio – Historiae Marsorum Libri Tres una cum eorundem episcoporum (1678)
Il paesaggio, già di per sé piacevole, è reso più ameno dalla presenza di monti, valli e pianure: i primi offrono abbondante raccolta di frutta; sono ricoperti, infatti, di frutteti; le altre dal fertile terreno producono vini assai generosi, frutti saporiti, in particolare mele, mèssi di ogni specie in copiosa quantità. (…)
Si aggiunga una notevole ricchezza di giacimenti minerari, di cave di pietra e
di marmi molto simili a quelli di Paro cosicché non v’è nulla da desiderare tranne
la mancanza di spezie che sono egregiamente surrogate con l’uso della eccellente
fragranza dello zafferano.
(cap. I – Libro I)
I terreni del territorio di Trasacco hanno una fertilità pari a quella degli altri terreni vicini al Lago di Fucino; sono fecondi pure di zafferano e di mandorli; i loro vini, che nel periodo invernale sono abbastanza gradevoli, durante l’estate inacetiscono; producono inoltre frutti agresti e, anche se sono situati presso il lago, spesso soffrono di penuria di acqua non diversamente di quanto è solito decrescere il lago stesso.
(cap IV – Libro III)
A sud del Velino sono altri due villaggi, nella pianura che si stende tra Alba, a
duemila passi, e appunto, il Velino; uno di nome Massa, quello che si avvicina al
Velino, a forma di corona dal tempio dedicato alla Madonna, donde il nome di
Corona aggiunto a Massa.L’altro trovasi più in basso di Massa ed ha campi poco adatti alla cultura (a Cerere) del grano, ma adatti allo zafferano, offrono pascoli graditi alle pecore e gli abitanti ci si arricchiscono.
(cap VI – Libro III)
Edizione a cura di Walter Capezzali e Pietro Smarrelli.
Con le traduzioni dall’originale latino e note di Giulio Butticci, Ennio Colucci, Valentino Crisi, Ilio Di Iorio, Vittoriano Esposito, Filomena Flammini, Cesare Letta, Angelo Melchiorre, Ugo M. Palanza, Manfredo Santucci, Pietro Smarrelli
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Pietro Antonio Corsignani – Reggia Marsicana (1738)
La Campagna di Magliano non è fertile di vini, benché produca gran copia di Zafferano, che industriato da quella gente, la fa comoda e doviziosa.
Poco lungi dalla terra detta di Massa, ve n’è un’altra dell’istesso nome che per essere al di sotto si appella Massa sottana o di sotto, il cui territorio quanto poco atto al frumento, tanto è abbondevole di zafferano, che ai paesani apporta non poco guadagno.
Giuseppe Maria Galanti – Giornale di viaggio in Campania e in Abruzzo (1793)
Coll’abolizione dell’arrendamento e coll’esazione di un solo carlino a libra nella dogana si è ravvivata la coltura del zafferano, che era quasi annientata, ed è cresciuta l’estrazione. I luoghi di questa contrada dove si coltiva Magliano,
Massa e qualche poco Rosciolo. Gli abitanti di Magliano vanno a Livorno portando nelle bisacce il zafferano e riportando aromi.
Giuseppe Antonio Guattani – Monumenti Sabini (1832)
Nel passare di quà al lago Fucino previene il naturalista Brocchi che fra Tagliacozzo e il detto lago stendési vasta e deliziosa pianura tutta circondata da popolate colline, la quale vieppiù sorprende in vederla nella competente stagione smaltata dai bianchi fiori di quella pimpinella anisum che in gran copia coltivasi nelle campagne prossime della Scurcula, e i cui semi aromatici uniti al croco (zafferano)che vi nasce costituiscono un lucroso ramo di commercio.
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Alessandro Clementi – La produzione ed il commercio dello zafferano nel contesto della fioritura mercantile del basso Medioevo all’Aquila (1994)
A differenza della situazione odierna, in cui la produzione si effettua soltanto a Navelli, nel basso Medioevo lo zafferano era prodotto in varie aree abruzzesi. Secondo il manuale di mercatura compilato da un mercante tedesco che visse a L’Aquila ai primi del Cinquecento, i principali luoghi di produzione erano Castel di Sangro, Celano, L’Aquila, Pescina, Popoli, Sulmona, Tagliacozzo e Tocco da Casauria. Ad essi possiamo aggiungere le altre località minori: Pettorano, Goriano, Magliano. Nel 1480 la compagnia degli Strozzi di Napoli fece un contratto di accomandita con un fiorentino abitante a Napoli per gli acquisti dello zafferano da spedire in Lombardia e alle fiere di Ginevra e Lione. (…)
I luoghi di acquisto furono così distribuiti:
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