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Lasca del Fucino – Iconografia della fauna italica: per le quattro classi degli animali vertebrati | Luigi Luciano Bonaparte

LEUCISCUS FUCINI

LASCA DEL FUCINO

SQUALIUS cinereo-argenteus : longitudine altitudìnem quintuplo superante: capite acutiuscuìo altitudine corporis vix breviore: spatio interoculari oculo panilo majori: pinnis inferiiribus rubellis: dorsali ventralibus opposita, capite vix humiliori, subtruncata.

Per frutto di esperienza, e perciò con molta ragione, dicono i nostri pescivendoli produrre i diversi laghi diverse specie di Lasca: sotto il qual nome ristringono i soli piccoli Squalii lacustri di scaglia gentile. Se paragoniamo infatti questa del lago Fucino e quella del Trasimeno le rinveniamo due specie differenti. Questa è meno svelta di quella, onde maggiormente assomiglia alla Rovella, ed ha più stretto ed acuto il capo. La superior mascella di questa è più lunga dell’inferiore, mentre in quella sono ambedue perfettamente uguali, seppur la inferiore non eccede. La pinna dorsale finalmente offre un altro carattere distintivo; imperocché nella presente specie è quasi tanto alta quanto è lungo il capo, ed è inserita onninamente a perpendicolo delle ventrali, laddove nella Trasimenica è assai più breve, e spiccia più indietro. Che poi questa Fucense confondasi col Leuciscus rubella comunissimo de’ nostri fossi, nol permettono la più grossa ed erta corporatura del secondo, né la qualità delle scaglie, assai più dure e più grandi. Nella specie di cui qui parliamo, i profili del dorso e del ventre sono uniformemente arcuati in avanti, rettilinei verso la parte assottigliata del tronco, la quale in altezza misura due terzi della propria lunghezza, che supera di un terzo lo spazio occupato dall’anale, e vien compresa sei volte nella lunghezza totale. Il capo è di forma triangolare col profilo pochissimo convesso, continuante le linee del dorso e del ventre senza risalto alcuno, ed è lungo poco men del quinto dell’intero pesce: porta ottusa la punta del muso che trovasi sull’orizontale che passa per lo mezzo del pesce; piccola ed obliquamente fessa la bocca, con la mascella inferiore poco più breve della superiore, e con gli angoli protratti poco oltre la metà dello spazio tra la punta del muso e l’occhio, il cui diametro è appena compreso quattro volte nella lunghezza del capo. Un diametro misura quello spazio tra la punta del muso e l’occhio, e poco più di uno quello che passa tra un occhio e l’altro. Rotondato è l’opercolo, angolato inferiormente il preopercolo. La maggior altezza del tronco misura poco men della terza parte della lunghezza totale, e la grossezza misura un terzo dell’altezza. Dodici sono le serie di scaglie che rivestono il tronco, sette sopra, quattro sotto alla linea laterale quasi parallela al profilo del ventre, e distante da quello per due quinti della maggiore altezza del pesce là dove la trapassa. Le scaglie sono quasi circolari, visibili per buona metà, radiate a ventaglio in avanti, centinate all’ indietro. La dorsale incomincia alla metà del pesce, esclusa la caudale; il secondo suo raggio è poco più breve della lunghezza del capo, l’ultimo è poco più della metà del primo; la base della pinna è due terzi dell’altezza del secondo. Le pettorali s’intestano sotto all’estremità dell’opercolo: la lunghezza loro è poco minore del secondo raggio della dorsale: lo spazio che corre tra la lor punta e l’intestatura delle ventrali è due terzi della lunghezza delle prime. Le ventrali hanno origine poco avanti la dorsale, più prossime all’intestatura dell’anale che a quella delle pettorali; e son lunghe poco meno delle medesime. L’anale s’allontana dalla punta delle ventrali suddette per la metà della lunghezza loro; il suo primo raggio è poco più di due terzi del secondo della dorsale; l’ultimo è la metà del primo; la base è poco men dell’ altezza del primo raggio. La caudale avanza di poco la lunghezza del capo. Verde olivo con riflessi di argento è sul dorso, il qual colore va scemando verso la linea laterale, ove assume un argentino quasi sporco: la stessa tinta del dorso, ma più atra alquanto, cuopre la sommità del capo, d’onde trapassa in argentino tanto più netto quanto più si avvicina al centro. La pinna dorsale è color di oliva fradicia con l’estremità più scura. La caudale segue le stesse fasi. Le pettorali, le ventrali, l’anale simulano un nastro che abbia una striscia longitudinale rossastra ed altra giallognola. Lo scheletro componesi di 87 vertebre sostenute da 15 paja di costole, quante sono nel L. trasimenicus, ma più sottili. L’esemplare scelto fra i grandicelli ordinarii misurava quattro pollici e mezzo. In alcuni paesi di Toscana, non sappiam con quanta proprietà, udimmo imporre ad nudi Lasca affinissima a questa, e forse alla trasimenica, il nome di Boga ,che modificato diversamente per tutta Italia spetta ad un ben cognito Sparide marino, cioè al Box boops Nob. ossia Box vulgaris, Cuv.

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