Il diario di Felice Barbieri: da Aielli alle colonie in Libia

Negli anni Trenta, con l’iniziativa dei cosiddetti “Ventimila”, il regime fascista trasferì migliaia di famiglie contadine in Libia, presentata come la “quarta sponda” dell’Italia. Promossa da Italo Balbo, la colonizzazione demografica aveva l’obiettivo di consolidare il controllo sul territorio e offrire nuove terre a chi in patria viveva di stenti.

Tra queste famiglie vi era anche la famiglia Barbieri di Aielli (AQ). Nel diario di Felice Barbieri, all’epoca bambino, troviamo il racconto in prima persona di quell’esperienza: la partenza dal paese marsicano, l’insediamento nei pressi di Beda Littoria, gli anni di relativa prosperità e poi il crollo improvviso, con lo scoppio della guerra e il ritorno forzato in Italia.

La famiglia di Felice Barbieri in una foto del 1948. Felice è il secondo in piedi da destra.

Le pagine di Barbieri, oggi conservate nell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (AR), offrono un’importante testimonianza di quel periodo. Di questi scritti possiamo leggere alcuni estratti pubblicati sul sito del Museo:

Eravamo tutti ansiosi di salire per la prima volta su di un treno. Nella piccola stazioncina rare persone erano in attesa. Il convoglio si mosse e tutti ci assiepammo vicino ai finestrini per godere dello spettacolo causato dallo effetto della velocità, pali telegrafici che correvano allo inverso della nostra direzione, i fili elettrici ondeggiavano rispetto al piano terra. Viaggiavamo su un accelerato, quindi fermava ad ogni stazione per quanto piccola fosse stata. La prima sosta la fece a Cerchio, usciti da qui Aielli appariva come un mucchietto di piccole e bianche casette che si confondevano con le rocce sulle quali erano poste, sino a sparire completamente quando imboccammo il tunnel di Forca Caruso.

> Partenza da Aielli (Aielli, Italia, 1934) – Felice, cinque anni, è in partenza con la mamma e le sorelle per raggiungere il papà e il fratello Rodolfo in Libia.

> L’albergo dei coloni (Sulmona, Italia, 1934)  Felice e i suoi sono diretti a Napoli, da dove partiranno alla volta di Bengasi.

Sul “Città di Bengasi” (Napoli, Italia, 1934) – A Napoli, Felice e famiglia sono imbarcati sul “Città di Bengasi”, il piroscafo che li condurrà in Libia, dove li attende il padre.

L’arrivo in Libia (Bengasi, Libia, 1934)  Dopo il viaggio in nave da Napoli a Bengasi – con una breve sosta a Messina per caricare altri emigranti – i Barbieri arrivano in Libia dove li aspetta Rodolfo, il padre di Felice.

> “Finalmente, una terra mia” (Beda Littoria, Libia, ottobre 1935) In Libia i Barbieri cominciano presto a vivere una vita normale: Felice, il fratello più grande e le sorelle vanno a scuola, la mamma si occupa dei bimbi piccoli, il papà coltiva orgoglioso i campi.

> Presagi di guerra (Beda Littoria, Libia, febbraio 1940) La serenità raggiunta dai Barbieri in Libia è bruscamente interrotta.

> La nave dei bambini (Derna, Libia, 6 giugno 1940)  Le voci di guerra sono sempre più insistenti, e nonostante tranquillizzi i coloni, al contempo il regime stabilisce le prime misure di sicurezza.

I figli dei Ventimila (giugno 1940) – Felice, undici anni, insieme al fratellino Italo di cinque, è sulla nave che li condurrà dalla Libia a Rimini. Viaggiano da soli, senza i genitori.

> Il ritorno della mamma (1942) – Felice, Italo e le due sorelline Lina e Filomena sono rientrati in Italia da oltre due anni. Da Rimini, sono stati ultimamente spostati a Roio Pineta, in provincia dell’Aquila. 

Da un articolo del mensile Illustrato Fiat del 1991 sappiamo che Barbieri stava raccogliendo anche le memorie della madre, sopravvissuta al terremoto del 1915 dopo tre giorni passati sotto alle macerie.

  • Sulla pagina dedicata a Felice Barbieri della Fondazione Archivio Diaristico Italiano è ricostruita la sua vicenda ed è possibile leggere gli estratti del diario a questo LINK
  • Lo storico Giovanni De Luna ha raccontato la vicenda di Barbieri in un articolo del 2019 pubblicato su La Stampa LINK