Abruzzo senza pastori
Autore: Raffaello Baldini (testo) Giuseppe Ajmone (guazzi e acquerelli)
Anno: 1964
Contenuto in: Rivista Pirelli – anno 1964 n.4
Tra il 1964 e il 1969 il grande poeta santarcangiolese Raffaello Baldini firma quattro importanti reportage per la rivista Pirelli. Il suo primo contributo è intitolato “Abruzzo senza pastori”, ed è un viaggio singolare e divertente in una regione che sta mutando i suoi costumi, andando incontro a un cambio epocale delle abitudini. Baldini, da osservatore arguto e curioso qual è, ci regala stupende immagini dell’Abruzzo antico che incrocia una modernità galoppante, come nel memorabile episodio della telefonista con il costume di Scanno: « Credono che sia una pensata dell’ufficio turistico. È che io vengo dall’ottocento. E a quarant’anni potevo io cambiare tutto? Sarebbe stato, veramente, come mettermi in costume ». L’articolo di Baldini è arricchito dagli acquerelli realizzati da Giuseppe Ajmone, restituendo ai lettori le sfumature e i colori che legano gli elementi naturali del paesaggio alle costruzioni dei piccoli paesi incastonati tra le montagne.
Nel viaggio di Baldini c’è anche spazio per un passaggio nella Marsica, tra Avezzano, Alba Fucens, Celano e il Parco Nazionale. Anche qui le immagini che colpiscono il poeta parlano di un Abruzzo che fa convivere, a volte con risultati comici, il nuovo e il vecchio mondo, la tradizione bandistica e i juke-box, la Coca Cola e gli attaccapanni:
« Il lago fu tentato di prosciugare per la prima volta da Giulio Cesare, che morì ».
« Come morì? » chiedo impressionato.
E Umberto, che conosce evidentemente anche i particolari, riprende tranquillo: « Morì di peste a metà lavoro. Poi tentò l’imperatore Claudio, e finalmente il principe Torlonia che disse: o il Fucino asciuga Torlonia, o Torlonia asciuga il Fucino ». La peste, per la gente quaggiù, è qualcosa come doveva essere il diluvio universale per i greci. Fatto sta, comunque, che dato che i soldi riescono a mandare l’acqua in su, il Fucino ebbe la peggio.
Requiem per il lago, e andiamoci a bere una gazzosa. Mentre beviamo, veniamo a sapere da un manifesto che tra tre giorni ci sarà a Celano un grande concerto. Fra tre giorni chissà dove saremo, ed ecco quello che perdiamo: «Super Complesso Lirico Sinfonico “Abruzzo”. Questo grandioso complesso già conosciuto ed apprezzato in tutta Italia, si ripresenta al giudizio del pubblico con la certezza di poter soddisfare ogni esigenza. La elevata organicità ormai raggiunta nella composizione dei suoi elementi, tutti accuratamente selezionati fra professori d’indiscusso valore, l’ottima scelta di un programma vasto e impegnativo, la partecipazione degli artisti lirici più famosi, hanno reso questo complesso il più celebre del genere. Tre eleganti uniformi. Modernissimo impianto di amplificazione sonoro. Veloce autopullman».
Il manifesto è appiccicato a un attaccapanni, dentro. Noi siamo seduti fuori e io penso alla pop-art e a questi americani che arrivano prima, mentre noi, accidenti, bastava ritagliare un po’ di muro di queste botteghe con la porta e tutto, e intorno alla porta, come gli ex voto in un altare, Birra Peroni, Bitter Campari, Olio dl Semi, Insaccati Misti, Si Prega A Tutti Di Chiudere La Porta, Coca Cola, Bibite-Gazzosa-Birra (scritto in bianco, rosso e verde), due garofani di plastica in un vaso blu, e anche uno spigolo di juke-box, naturalmente con il disco di « Una lacrima sul viso » e la brillantina di Bobby Solo. Ma noi arriviamo sempre tardi.