Thesaurus 4

Le fotografie abruzzesi di Wilhelm von Gloeden

Wilhelm von Gloeden nacque vicino a Wismar, sul Mar Baltico, in una famiglia benestante. A poco più di vent’anni, a causa di alcuni problemi di salute, partì verso l’Italia per godere del clima caldo di Taormina. Durante una visita a Napoli al cugino fotografo Wilhelm von Plüschow ebbe modo di apprendere le tecniche di sviluppo e di iniziare a scattare le prime fotografie. La passione di von Gloeden si trasformò in una professione vera e propria: all’inizio vendette cartoline raffiguranti paesaggi, monumenti e persone della Sicilia, ma presto i suoi studi di nudo di giovani uomini e ragazzi di Taormina divennero i lavori più richiesti, pubblicati anche sul National Geographic. Sempre in Italia entrò in contatto con il circolo artistico abruzzese di Francesco Paolo Michetti. Fu proprio Michetti a visionare, con entusiasmo, i primi lavori di von Gloeden. Dopo la sua morte nel 1931, il governo fascista italiano distrusse molti dei 3.000 negativi su lastra di vetro di von Gloeden, tutti confiscati come materiale pornografico. Quando i suoi negativi furono restituiti agli eredi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, solo poche centinaia di esemplari erano rimasti intatti; il materiale che è sopravvissuto è stato riscoperto con entusiasmo alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70. 
Fonte: Giovanni Dall’Orto

Da sinistra a destra: Famiglia di contadini; Ragazzo abruzzese che tiene in mano un cappello; Musicanti a Francavilla a Mare; Ragazzo e vecchio abruzzese (1880 circa)

Un artista fotografo insigne. W. von Gloeden  [1910]

Quando nel 1878 io cominciai ad occuparmi di fissare col mezzo della fotografia scene vere di vita vissuta, il mio lavoro costituiva un’impresa ben ardua.  La fotografia era allora relegata nello studio del fotografo e si basava unicamente sull’artificiosa illuminazione della terrazza.  Solo eccezionalmente il fotografo si allontanava dal suo studio per riprodurre qualche paesaggio o architettura.  A quei tempi non esistevano le lastre secche e il processo al collodio rendeva difficilissimo il lavoro quando si trattava di ritrarre soggetti in movimento. Ma io non mi scoraggiai.  Venuto in Italia per ristorare il mio fisico, ritrovai col sole d’Italia la salute, ed ebbi dal cielo d’Italia un immenso aiuto nel lavoro fotografico pel quale il sole è tanta parte. Nelle classiche contrade della Sicilia mi si rinnovarono gli entusiasmi pei miei prediletti studi sulla vita degli antichi ed alla mia mente più che mai risuonarono armoniosi i versi di Teocrito e di Omero trasportandomi a rivivere fra i pastori arcadici e Polifemo. Ma sgraziatamente i più bei quadri di quei tempi impressionavano solo il mio occhio, ché la camera fotografica non poteva in quell’epoca fissarli. Il grande artista Francesco Paolo Michetti, al quale presentai a Francavilla al Mare i miei primi modesti lavori fotografici, m’incoraggiò colla sua viva approvazione, a continuare nella difficile impresa. Egli volle chiamarmi artista, ed alla mia obiezione che mai alcun dipinto era uscito dalle mie mani, per quanto avessi studiato all’Accademia di Weimar, così mi rispose: “La pittura è un’arte in cui si può essere artisti o mestieranti; la fotografia invece è un mestiere, ma ella è in essa un artista”.  Accolto colla massima ospitalità in casa di questo grande artista e vivendo nell’ambiente artisticamente eletto frequentato da Gabriele d’Annunzio, Matilde Serao, Costantino Barbella, il mio spirito trovò un alimento prezioso. Ma forse l’impressione lasciatami mi portò talvolta involontariamente ad imitare il genere di quel grande artista che così mirabilmente consacrò sulla tela la sua terra natia. Nel 1893 all’Esposizione internazionale della Photographic Society of Gr. [sic] Britain di Londra, ove presentai alcuni miei studi di nudo e scene arcadiche, conseguii la mia prima medaglia. A quell’epoca si discuteva assai se la fotografia potesse prestarsi ad estrinsecazioni artistiche e ricordo le risposte contraddittorie pervenute ad un periodico inglese d’arte, che aveva indetto una specie di referendum, sull’argomento fra gli artisti.  Oggi non è più dubbio che con un temperamento artistico, anche la più anti-artistica camera può riprodurre mirabilmente scene liete e tristi della vita reale e darci opere piene di poesia, luce e bellezza. Se i mezzi tecnici per produrre opere d’arte non mancano oggi in fotografia, bisogna però che tali mezzi siano studiati come si fa nella pittura. Se ancora oggi opinioni opinioni diverse si contendono il campo, è perché non pochi nell’applicazione dei mezzi tecnici sono portati ad esagerazioni che non possono essere approvate. I formati giapponesi più strani, l’imitazione di pitture antiche o moderne, gli ingrandimenti confusi ricavati da piccole negative, la grana eccessiva e numerosi altri artifici cui oggi in fotografia si ricorre possono valere a sorprendere l’occhio, ma nulla possono creare. Io non ho mai creduto necessario che la fotografia per elevarsi debba rinnegare la sua origine. Essa non ha bisogno di abbassarsi a ciò per dare modo a chi ha temperamento artistico di fare rivivere nell’opera fotografica i sentimenti che egli provò davanti alla natura.
Wilhelm von Gloeden 
Fonte: Giovanni Dall’Orto

Ragazzo abruzzese nudo. Il modello appare in altre foto del periodo abruzzese, quindi questa è una fra le primissime foto in cui Gloeden sperimenta col nudo.
Ragazza abruzzese. Gli stessi gioielli e la stessa decorazione tradizionale a stelle appaiono anche in una foto scattata da Francesco Paolo Michetti, di cui in quel periodo Gloeden era ospite a Francavilla a Mare (Chieti).
Donna in costume abruzzese. Si tratta di una foto scattata nel periodo in cui Gloeden era ospite a Francavilla a Mare (Chieti) di Francesco Paolo Michetti.
Ragazza di Orsogna (Chieti). È possibile che, come altre immagini di questo periodo, la ragazza sia in realtà un adolescente travestito.